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Come Biden è stato protetto , e come adesso è in pericolo

Scritto da Francesco Fabio Testa

07/18/2024

Biden doveva essere il candidato della sicurezza, “stay the course” (mantieni la rotta) è stato il motto. Tuttavia, il dibattito del 27 giugno ha cambiato questa realtà, e ormai pochi hanno piena fiducia in lui. Mentre Trump dà quasi per certo il suo secondo mandato non consecutivo.

La prestazione televisiva, infatti, è stata un’estenuante prova con un inesorabile risultato; lo stato cognitivo del Presidente è finalmente sotto gli occhi di tutti. 

La prestazione televisiva, infatti, è stata un’estenuante prova con un inesorabile risultato; lo stato cognitivo del Presidente è finalmente sotto gli occhi di tutti. Intanto, una ironica macchina del tempo ha “donato” il Covid al Sig. Biden, costringendolo all’isolamento. Sarà un momento per riconsiderare le sue scelte?

A protezione di Joe Biden

Anche se oggi gli accorgimenti possono sembrare inutili, i democratici avevano preso delle precauzioni per fortificare l’immagine di Biden e per evitare le domande sulla sua forza e lucidità.

Nel 2023, alle primarie del Partito Democratico, non si sono presentati candidati papabili con il curriculum e il carisma necessari per iniziare la corsa presidenziale. Nonostante l’elettorato chiedesse un’alternativa, con solo il 40% degli americani che approvava l’operato del Presidente, personalità come il governatore della California Newsom e la governatrice del Michigan Whitmer non si sono fatte avanti. Questo perché i quadri del partito e il Congresso puntarono da subito su Biden, convinti dal buon risultato delle elezioni di metà mandato. Biden, inoltre, univa le varie anime del partito, anche quelle più di sinistra, evitando divisioni come nel 2016.

 

 

Il dibattito

I dibattiti presidenziali sono gli apici della campagna elettorale e negli ultimi anni sono diventati incandescenti e confusionari. Per questo motivo, i consiglieri più fidati di Biden, restii all’idea di esporre il loro candidato in questa caldissima arena, hanno formulato delle regole per il dibattito per scongiurare il clima estenuante e caotico che si crea.  I candidati parlano uno sopra l’altro, impedendo così un chiaro scambio di vedute. Inoltre, il pubblico sovrasta i partecipanti con esclamazioni concitate, influenzando così spettatori da casa e analisti.

Da quando Trump è diventato protagonista, i moderatori controbattono con insistenza le sue risposte, sostituendosi allo sfidante, impedendo così un vero confronto tra i due schieramenti. Le nuove regole miravano a dare uno spazio in cui Biden potesse mettere in luce le nefandezze di Trump.

Questa rottura con il passato è avvenuta grazie all’accordo tra le due campagne presidenziali per estromettere la Commissione per i Dibattiti Presidenziali (in attività dal 1988) e affidare, con le regole scelte dai democratici, l’organizzazione del dibattito direttamente all’emittente che ha trasmesso il confronto la CNN. In cambio, i repubblicani hanno avuto la certezza che si faranno due confronti televisivi.

Effettivamente la notte dell’incontro, le regole hanno permesso a Biden di descrivere le sue politiche ancor più delle scorse volte. Tuttavia, lui teneva sempre un tono di voce basso che rendeva difficile la comprensione. In alcuni momenti ha perso il filo del discorso e ha concluso interventi con frasi senza senso. Alla fine, i consiglieri non sono riusciti a proteggere il Presidente dalla sua anagrafica. Molti pensano che questi episodi sono entrati nella storia recente come i più imbarazzanti e tristi di un Presidente degli Stati Uniti.

La resa dei conti

La scelta senza precedenti di fare il dibattito prima della Convention del Partito non è il risultato di trame escogitate da alcuni della campagna elettorale di Biden per ridicolizzare e poi convincerlo a mettersi da parte, ma da adesso pubblicamente  si mettere in dubbio  lo stato di salute del Presidente. 

Comunque, alcune voci fuori dal coro c’erano, come James Carville (lo stratega della prima campagna presidenziale di Bill Clinton), che in una conferenza dell’ottobre 2023 spronava i democratici in platea a attivarsi per mettere in dubbio la candidatura di Biden come presidente. Tuttavia, senza una sponda dall’alto, non si è potuto fare niente.

Adesso questo dissenso ha preso forma. Più di venti parlamentari del Congresso si sono fatti avanti chiedendo a Biden di mettersi da parte. La loro paura più profonda è che la sua candidatura possa danneggiare la loro rielezione. Tra tutti, quella che fa più rumore è la Speaker Emerita Nancy Pelosi che, giorni dopo il dibattito, ignorando la ferrea volontà del Presidente di rimanere in corsa, sulla CNN suggerisce che bisogna lasciargli il tempo per decidere quale sarà il suo prossimo passo.

Immediatamente dopo il dibattito, quasi tutti i media “dem” sono scesi dal carro, come si suol dire. Emblematico è stato Van Jones, analista della CNN prima fedelissimo del Presidente, che sulla sua rete affermava che sarebbe nell’interesse dei democratici che Biden si ritirasse, perché ormai si sta facendo campagna elettorale come se il candidato alla presidenza fosse Kamala Harris. Tuttavia, “rincuora gli animi” dicendo che voterebbe per il candidato democratico, anche se fosse il pupazzo dei Muppets Elmo, dando praticamente del fantoccio a Joe Biden.

L’esito

Si vocifera che in quarantena Biden stia facendo un esame di coscienza, chiedendo al suo staff  dati  dimostranti  che la Vicepresidente sia in grado di vincere contro Trump.

In contrasto, Biden ha proclamato più volte di non fidarsi dei sondaggi e dei loro margini di errore. Chissà quale distacco riterrà accettabile e se sia addirittura possibile avere dei numeri affidabili in queste condizioni; sondare la popolazione con domande ipotetiche a pochi mesi dal voto è considerato alquanto difficile.

Un sopravvissuto come Biden si tirerebbe indietro solo se nutrisse sfiducia nelle sue abilità, non lasciando il posto a un sostituto anche con un margine ipotetico più grande.

Non vuole tornare al 2015 quando lasciò il campo a una candidata donna forse ancora più promettente, ma alla fine Donald J. Trump vinse lo stesso.

 

Scritto da Francesco Fabio Testa

Redattore Capo Ius & Polis